venerdì 24 luglio 2009

Impressioni | The Varangian way – Turisas


Il primo brano è To Holmgard and beyond. È un brano potente. Ha un tono epico – enfatizzato dalle trombe e dai cori – e duro, grazie al doppio pedale ben dosato della batteria. La strofa è piuttosto tranquilla, e la voce è pulita. Ciò che personalmente ritengo assai apprezzabile è appunto (oltre alle melodie) la voce, che nei suoi toni più epici si alza fino a diventare rauca: non growl né falsetto né urlo alla Hansi Kursh. Un urlo rauco ma che mantiene la nota, per così dire.

Il secondo brano, A portage to the unknown, si apre in maniera piuttosto folk. I cori che seguono – evocativi, da veri “uomini del nord” -- sono ciò che più mi piace di questo gruppo. Anche qui il refrain è tranquillo, doppio pedale martellante, e c'è del growl. L' “orchestra” è una componente fissa in tutti i brani. Questo brano, però, è qualche gradino più in basso del precedente.

Cursed by iron è il terzo brano. È più duro degli altri, è più metal e meno folk – eccetto nella strofa. Non mi è piaciuto più di tanto. Ancora più in basso del precedente.

Il quarto è Fields of gold. Oramai gli elementi che compongono i precedenti brani, dapprima in modo indipendente, per brano, ora si ritrovano pressoché in ogni altra traccia. In questa c'è l'orchestra, il growl, un uso alternato del palm-muting... In questo, come negli altri brani, c'è un intermezzo, per così dire, strumentale. Questi intermezzi, pur mantenendo gli accordi base del brano cui appartengono, vi si discostano leggermente, variando. Questo merita un punto a favore.

In the court of Jarisleif è il quinto brano, e mi fa domandare a quale popolazione nordica si rifà il gruppo. Perché questo brano ha una melodia incredibilmente giudaico-gitana. Non male, ma parlando di saghe nordiche, a mio avviso stona un po'.

Il sesto brano è Five hundred and one. Si apre col pianoforte che esegue una melodia rotta subito dopo dal growl, l'orchestra e gli accordi distorti. Dopo due minuti il ritmo si fa cavalcante. Poi varia, e si apre un intermezzo ameno di archi e voce. Il testo è molto bello. Evocativo, come i cori prima citati, che dopo questo intermezzo si ripropongono. L'orchestra si affianca agli accordi in distorsione per tutto l'album.

Il settimo brano è The Dnieper rapids. Si apre con le trombe e procede con le chitarre elettriche. In questo brano c'è un'aggiunta: cori femminili. Un breve assolo – in effetti, non ci sono veri e propri assoli, in questo album e, se rifletto bene su ogni brano, mi pare che non ce ne siano proprio. Per il resto, il brano non aggiunge nient'altro né si distingue per qualcosa. A mio parere, si può premere il pulsante Avanti, e ascoltare il piccolo capolavoro dell'album.

Miklagard Overture, a mio avviso il miglior brano dell'album. Se tutte le tracce non piacciono, questa, da sola, credo sia in grado di risollevarlo del tutto ed elevarlo ai massimi livelli di epicità.

Perché di questo si parla. Di cultura norrena, pagana, eroi e divinità.

Il brano si apre con sei note di tromba accompagnate da accordi di chitarre distorte e altre trombe su toni più alti: sembra di entrare con l'esercito in un castello medievale che ti acclama. Subito dopo questa introduzione trionfale, la strofa si svolge su un arpeggio in acustico e una voce pulitissima. Il ritornello passa al growl e alla distorsione, e pochi secondi dopo la voce torna pulita. Quindi si riprende col tema principale di Miklagard, la voce torna growl.

In palm-muting si svolge la seconda strofa. Quindi di nuovo il ritornello, in growl, orchestra e distorsione. La batteria si fa martellante nei momenti giusti. Il ritornello si ripete ancora, e ora il tema di Miklagard si insinua nella testa e non esce più. Dopo il ritornello, la melodia viene ripresa in assolo da trombe in tonalità basse – la base di accordi distorti è una costante, inutile ripeterlo, credo –, e dopo entrano in contrasto trombe in tonalità alta. Quindi in seguito entrano anche dei cori. Quindi dopo 5 minuti e 12 secondi, tutto cambia, ritmo e melodia, per un intermezzo propriamente progressive. Per meno di un minuto. Poi torna l'arpeggio, il testo magnifico, la voce pulitissima e modulata. Il cantante non ha niente da invidiare a nessuno. Si ripropone quindi il ritornello.

E il brano si chiude col tema principale cantato dal coro, e termina con un “gran finale”.

Su otto brani, ne ho apprezzati la metà. La qualità di questo gruppo è quella di saper accostare il suono delle trombe trionfali con melodie epiche; la voce del cantante, che sa essere pulita, cantare rauca, e diventare growl nei momenti giusti. Non sempre è così: nei brani che non mi convincono, come The Dnieper rapids, c'è solo growl (e cori). E questo mi sembra un po' monotono, e non sarebbe neanche tanto diverso dalle centinaia di band black-pagan/folk/celtic metal.

Perlomeno, la varietà di orchestra, cori, trombe, voce pulita e growl, contribuiscono a un gradevole ascolto; melodie interessanti ed esaltanti. Non è un gruppo pesante o monotono.

Da ascoltare se si apprezza il black insieme al pagan (e derivati).


Link utili:
Un incredibile video di Miklagard Overture, live al Nummirock 2008.

martedì 7 luglio 2009

Libertà!


Sono stato piuttosto assente per tutto giugno. Questo perché avevo gli esami di maturità, e tutti sanno quale gran rottura sono - stanchezza e stanchezza, ci rimetti la vista, ti cadono i capelli, ti spuntano brufoli da stress... vabe', non esageriamo -, e quanto impegno prendono.
Tra la fine della scuola e l'inizio degli esami c'è stato un periodo di relax, diciamo. Ho scritto un racconto e letto Il profeta di Gibran.
Ma... È stato un periodo intensissimo di studio. Mi dà soddisfazione la recensione di Black Clouds & Silver Linings, ferma lì da un mese, che riceve giorno dopo giorno commenti e opinioni differenti.
Fatto sta che ora sono ufficialmente un uomo libero! Fino a ottobre, almeno. Ma anche dopo ottobre, posso reputarmi ancora libero di fare quello che voglio, visto che la scuola, fino a diciotto anni, è niente più che una specie di asilo nido per bimbi cresciuti. La scuola che dovrebbe insegnare la cultura ed educare al comportamento, un'istituzione-barzelletta piena di contraddizioni. E la maturità? A che serve? Dimentichi tutto poco dopo. E ti aiuta nello studio? Non credo, visto che all'esame può capitare che ti facciano domande su cose che non puoi in alcun modo sapere, visto che i libri di testo riportano solo superficialmente argomenti molto vasti, e l'unico modo per prepararsi alla perfezione sarebbe studiare tutti i testi originali (i testi greci, latini, italiani, inglesi, filosofici, storici). E, oltretutto, lo studio fatto risulta inutile se la facoltà che si prenderà in futuro avrà tutt'altro indirizzo. Un bello spreco di tempo ed energie.
Orsù non ci pensiamo. Il mio esame è andato bene, e ancora non mi capacito dell'idea di non aver alcun obbligo, quando mi sveglio... Di non dover studiare nulla, o preoccuparmi per qualcosa. Se non di fare quello che voglio durante la giornata, senza programmarla, accettando le cose così come vengono.
Questo significa: vita mondana alla grande (cazzeggio, feste, bevute, cene con amici), ozio (leggere, scrivere, suonare, poltrire e leggere ancora), e attività fisica (palestra, nuoto, corsa).

E soprattutto... D'ora in poi posso dar vita a qualcosa di grande, e non parlo di racconti lunghi, ma di romanzi. E non parlo di romanzi alla Strazzu o alla Ghirardi. Chi ha letto i miei ultimi racconti, riconosce l'impegno che metto in tutti e l'evoluzione di ognuno, capirà che per me un racconto deve essere decente nel vero senso dela parola, per essere pubblicato. E ne sa qualcosa il Duca, che nonostante i suoi gusti particolari (oplologia, ottocento, governi monarchici, sesso, stranezze bizarro e weird, ancora sesso...) mi dà opinioni oggettivissime riguardo ai racconti che gli invio. E non appena mi dice che un racconto non lo convince, lo cestino (o meglio, metto da parte e non tocco più) senza tante storie: non lo pubblico se non è decente. E per decente - il Duca e Gamberetta possono dirvelo - non si intende la comune immondizia pubblicata, e, solo perché data alle stampe, valutata come "capolavoro".
Il mio impegno nello scivere non potrà mai decadere, e io sono sempre affamato di consigli utili per migliorare, soprattutto quelli contestualizzati, di chi se ne intende, motivando il suo parere, come il mitico Angra, di cui mi fido ciecamente.

Si chiude una porta e si apre un portone. Addio scuola. Benvenuta vita.