mercoledì 22 settembre 2010

Impressioni fulminanti | Fabio Volo, "Un posto nel mondo"

Ho incontrato Fabio Volo qualche mese fa, verso maggio credo. Non so come ma stava nel mio paesino, forse in vacanza, e avrebbe presentato il suo ultimo libro da lì a un paio di mesi.

Avrei voluto chiedergli se fosse lui. Il problema è che non ne ero sicuro - un po' come quando vedi uno con cui ti sei presentato tempo addietro e poi, rivedendolo, ti accorgi di non ricordare come si chiama e che ruolo avesse avuto nella situazione in cui vi siete incontrati.

Ecco, ho pensato: "Ma è Fabio Volo? E che ha fatto?" Lo ricordavo attore/presentatore. Poi ho scoperto non solo che era uno scrittore (anche Totti lo è), ma uno di quelli letti davvero.

Per non fare figure di merda ho finto di interessarmi al dorso dei libri negli scaffali, e origliavo i discorsi alla cassa. A un certo punto parlano di ingegneri, e lui fa una battuta. "Si sa che gli ingegneri non vivono. Funzionano." La moglie del proprietario ride, poi si mettono d'accordo sulle copie che gli servono del suo ultimo libro, da regalare agli amici, e se ne va.

Appena fu uscito, mi assicurai che fosse chi credevo. Tornato a casa, giù con la lettura della sua biografia su Wikipedia.


Il lettore ha il diritto di leggere come vuole, saltare pagine, non terminare il libro ecc. Ecco, io ero abbastanza contrario, a questa cosa. Se bisogna dare un parere, dev'essere contestualizzato. Non giudichi una canzone dalla prima nota, no?

E invece io l'ho fatto. Perché a leggerlo tutto proprio non mi va, è uno spreco di tempo; ho libri migliori da terminare. E dato che la poesia la leggo in bus/treno, lo studio su scrivania/divano/ovunque, e la narrativa la leggo sul cesso, il mio tempo è limitato.



Excursus gastrointestinale (conosciamoci meglio!)
Vado al bagno circa tre-quattro volte al giorno. Appena mi alzo (1), durante la mattinata se sto a casa o subito dopo pranzo se ho la mattinata piena (2), o entrambi, durante il pomeriggio inoltrato (3), e prima di andare a letto (4 Quattro). Ogni volta che vado al bagno, cerco di fare entrambi i servizi. Ho una media di 4) Quattro minuti circa per finire il servizio, prolungata poi per le letture. Facciamo 8' a "seduta". Quindi, circa 30' di lettura complessiva giornaliera.

Capite quindi che il tempo che dedico alla lettura è prezioso, la vita breve, e le letture buone poche.


La prima impressione che ho avuto leggendo, è stata: Fabio Volo non è uno scrittore. L'impressione è diventata poi una convinzione. Fabio Volo è una persona che ha tanti bei pensieri che non riesce a mettere a parole. Un tale qualsiasi che crede che usando metafore, similitudini, iperboli, possa fare grande prosa mischiata a grande poesia.

Coi miscugli va a finire sempre male. E la poesia/prosa è la cosa peggiore.

Un conto è essere innamorati. Un altro è essere sdolcinati. Un altro ancora è fare gli scrittori innamorati sdolcinati con la bava alla bocca e la bellezza del mondo che esce da tutti gli orifizi.

Esempio.



Dal giorno dell'annunciazione Francesca è diventata ogni istante più bella.
[...] Vibrava. Assomigliava al mare.
Quando penso che il corpo di una donna ha la capacità di generare un altro essere umano mi sento così piccolo. Lei mangia e il suo corpo come un laboratorio crea una persona. Come si chiama questo miracolo? Ah... donne.

O Volo è fissato coi termini religiosi o prende il primo termine che gli viene in mente, gli suona buono e lo mette. "Annunciazione". La ragazza del protagonista gli ha detto di essere incinta. Ok, "Usiamo un termine religioso perché è il primo che m'è venuto, e 'annuncio' suonava troppo banale. Pompiamo questo testo con immagini significative! E continuiamo a scrivere. Non sbattiamoci con la ricerca delle parole adatte."

"Assomigliava al mare". Oh, che carino!

"Quando penso..." ecc., "... crea una persona." Oh, il miracolo della vita visto da una nuovaprospettiva! "Come si chiama questo miracolo? Ah... donne" Ora andiamo a casa tua e dammela.



Quale sarà la nostra cosa? Io la mia non ho ancora capito qual è. Ho la sensazione di essere qui su questo cavolo di pianeta per fare qualcosa di importante, ma non riesco a capire cosa…Tu sai come si fa a capire qual è la propria cosa? Boh... Mi sembra che sto buttando via la vita. Ieri avevo sedici anni... boom, oggi ne ho ventotto.”
"Quale cosa, scusa?"
"Ma sì, dài... La propria cosa, la propria chiamata, il proprio talento o capacità da esprimere. Insomma, quella roba lì, quella cosa che ognuno ha e che ci rende diversi dagli altri, il motivo di questa mia presenza, il senso della vita, che cazzo ne so..."
"Oh... Ma che c'hai messo nella birra, il pongo fuso? Che c'hai la crisi dei trent'anni a ventotto?


E via discorrendo. Gran dialogo. Realistico. Molto. Da apprezzare il tentativo, comunque.

Ho suonato ma non mi ha risposto nessuno.
La porta di casa mia e di casa sua sono di quelle che quando le tiri si chiudono automaticamente. Senza bisogno delle chiavi. Spesso ci chiudiamo fuori, per questo io ho un mazzo di chiavi di casa sua e lui di casa mia.

In realtà le porte di quel tipo non si chiudono "automaticamente". Una porta si può chiudere del tutto usando una chiave. La chiusura che intende Volo è semplicemente la chiusura "standard", che non coinvolge i cilindri: la porta non si apre perché nella parte esterna non c'è la maniglia.

La porta del mio e del suo appartamento non avevano la maniglia sul lato esterno, ed era facile chiudersi fuori se non si avevano le chiavi. Per questo ognuno aveva un copia delle chiavi dell'altro.

Non sono Hemingway, ma io quel pezzo lo scriverei così. Mi suona molto meno disperato di quel "la porta di casa mia e di casa sua sono di quelle che quando le tiri..."



Mia sorella, essendo più grande e femmina, era più autonoma e aveva più voce in capitolo, mentre io sulla vestizione dovevo stare zitto.


"Vestizione"... Brr. L'ho detto che il Grande Artista ha un debole per i termini religiosi messi a cazzo di cane. Cerchiamo sul dizionario:



vestizione [ve-sti-zió-ne] s.f.
  • 1 Cerimonia nella quale un religioso viene consacrato

  • 2 Un tempo, cerimonia nella quale un cavaliere veniva investito del titolo

    Una parte che mi è sembrata molto divertente:

    La cosa più imbarazzante della festa era rispondere alla domanda: "Ma da cosa sei vestito?". L'unica persona che non mi ha fatto quella domanda è stata proprio Rossella Bianchetti, vestita da Biancaneve, che tra l'altro era la mia fidanzatina da qualche mese anche se non lo sapeva. Lei non mi ha chiesto niente, mi ha guardato un attimo e poi ha detto: «Perché ti sei vestito da fiammifero?». L'ho lasciata.

Onore al merito.


Nel complesso, quella quarantina di pagine che ho letto mi hanno dato l'impressione di una persona che nella sua vita ha scritto (in prosa) solo ciò che ha proposto agli editori e null'altro. Si impappina coi termini e fa lunghe perifrasi per concetti semplici.

Se ha buone idee? Tutto sommato non sono da buttare. Non posso esprimermi ulteriormente perché ho letto appena una quarantina di pagine. Questo è il brutto delle Impressioni fulminanti. Ma non è colpa mia se le "prime" quaranta pagine mi fanno pensare che l'autore stia tentando di raccontare. Mi sembra tutto un arrancare con le parole, e là dove scorre bene, ci stanno i terminiad minchiam da grande poeta.

Mi dispiace. Non finirò questo romanzo, né leggerò altro di Volo.

Ma potete sempre sperare in una diarrea cronica che mi costringa a passare le giornate al cesso.