mercoledì 28 novembre 2012

10 cose che odio del Fantasy

L'ordine non è proprio gerarchico, più che altro perché non mi va di sbattermi a sistemare ogni punto dopo averli scritti tutti. Diciamo che ognuno ha lo stesso vergognoso valore degli altri.
Inutile dire che si tratta solo di pareri personali, chi non è d'accordo puòannasseneaffanc può esprimere i suoi pareri nei commenti.

TOP TEN!

#10 - Le copertine
Le copertine dei romanzi fantasy o fanno pena, o sono fighissime... per un 13enne.
Diciamo che se dovessi portarti in giro il libro fantasy che stai leggendo, proveresti un po' di vergogna a lasciarlo a portata d'occhio. Soprattutto se sei grandicello.
Questo perché il più delle volte - almeno in Italia - il fantasy viene trattato come roba per bambini (e oserei dire che ci sarà pure un motivo, vedasi punto #03). E non fa bene alla socializzazione. (#05)
Morale della favola: molte copertine sono imbarazzanti, anche quando la qualità del libro è superiore a quella ipotizzata. Soluzione: meglio leggere su eBook Reader. Molto più di classe, e non si rischiano brutte figure.

#09 - Le trilogie/saghe
In Italia ti pagano come vogliono loro, solitamente ti danno il 10% sul prezzo di copertina, ma deve andarti molto bene. Altrove, in America per esempio, ti pagano a cartella. Questo significa che più scrivi, più guadagni.
La trilogia diventa quindi un must. O meglio, il minimo. Da lì si finisce a saghe come La ruota del tempo di Jordan (questa le batte tutte, perché sono millemila libri da millemila pagine), La spada della verità di Goodkind, e via discorrendo. Perché no, pure Le cronache del ghiaccio e del fuoco di Martin e La Torre Nera di King.
Non c'è nulla di male nelle saghe. Non è vero che fanno diventare ciechi. Ma devono essere all'altezza: se comincio a leggere il primo libro di una saga, già penso che sto prendendo un impegno, nel momento in cui dovesse piacermi. Ma allo stesso tempo penso: "Μέγα βιβλίον, μέγα κακόν", ovvero "Se ci hanno fatto una saga, deve essere sicuramente una merda". Non c'è niente di più bello ed elegante degli stand alone. Meglio ancora se si tratta di opere da 50mila parole o giù di lì. Brevi, minimal, soddisfacenti. Come la sigaretta di Wilde.

#08 - I cliché
Questi sono deprecabili in assoluto.
Devo averlo già detto altrove. Gli stereotipi non sono un problema, per me, e vanno bene pure i cliché: ma sfruttare idee simili e basta non fa accumulare "punti" (per me). Nel senso: se un romanzo (fantasy) ha un'idea originale, guadagna punti. Se prende roba vecchia ma la sviluppa in maniera interessante, guadagna punti. Se prende idee già usate e le sviluppa in maniera già nota, non guadagna punti: probabilmente ne perderà, ma se parte da 0, andrà sottozero (per me).
Il giovane orfano di turno che scopre di essere il prescelto, a mio avviso, è già un'inversione di marcia. Se in venti pagine leggo una roba simile, non aspetto di vedere come evolverà il romanzo. Perché se ha accumulato già, per dire, -10 ipotetici punti, avrà bisogno di altrettanti punti solo per essermi indifferente.

#07 - La guerra
Immaginiamo un popolo.
Diamogli una lingua, una cultura e tutto il resto. Diamogli una tecnologia medievale.
Bene, in un fantasy sarà sicuramente guerra senza quartiere. O per meglio dire, LA GUERRA PIU' TOTAAALEEEH! Non importano i motivi: deve esserci guerra!! Perché? Perché sì, diamine!
Bene, va benissimo, gli uomini si fanno guerra dall'alba dei tempi. Tutto normale. Ma che ne sa l'uomo moderno della guerra? A parte quello che si vede in tv o su internet, cosa ne sa? Puoi chiedere a un iracheno, magari, ma l'autore fantasy 20-30enne europeo, seduto in poltrona, con la tazza di caffè e il laptop e tutto il resto, che cavolo ne sa di guerra?
La risposta è: niente.
Quindi la verosimiglianza degli argomenti bellici che leggiamo è compromessa: se l'autore è stato in guerra, potremmo avere una sua visione personale della cosa; se l'autore si è informato bene sull'argomento, potremo avere una visione teorica vicina alla realtà. Ma solo il primo potrà darci la realtà narrativa che contraddistingue la letteratura. Vale a dire, la realtà oggettiva filtrata dal vissuto di una persona e restituita in una forma "arricchita".
Ad ogni modo, si può soprassedere su tutto ciò. Insomma, è solo un parere personale (come gli altri, d'altronde).
In alcuni romanzi però gli autori, consci della cosa (perché non venite a dirmi che mentre scrivete scene di guerra non provate a immedesimarvi e a scontrarvi contro la dura verità, ovvero che tutto ciò che immaginate non l'avete mai provato sulla vostra pelle), calcano la mano e ci danno dentro con le riflessioni su quanto la guerra sia terribile (scontato) o, la cosa che odio più di tutte, fanno gli uomini/le donne di mondo snocciolando fatterelli sulla guerra appresi su History Channel che, quando non sono scontati, sono proprio discutibili.
Ecco perché ammiro i romanzi fantasy che non trattano (direttamente) la guerra.

#06 - La serietà
Per suscitare un'emozione bisogna essere bravi.
Molti romanzi fantasy si distinguono per scatenare l'effetto opposto a quello voluto. Scene, dialoghi che vogliono essere seri, sul significato della vita, sulla natura dell'essere umano, spesso e volentieri fanno ridere. In senso cattivo. Cioè nel senso che traspare il tentativo, fallimentare, di voler dare spessore a storia/personaggi/scene, tentativo che scatena pietà e disprezzo.
Almeno in me.
Non tanto perché la storia in sé è fantasy, credo sia solo una correlazione (fantasy & tecnica scarsa). Ed è proprio per questo motivo che quando leggo preferisco la comicità al pathos esistenzialistico. Che riesco a trovare in altri autori (non fantasy).

#05 - La componente anti-sociale
Lo so che mi avete capito.
Sei a una festa. Sei un ragazzo single etero e stai parlando con una ragazza, oppure sei una ragazza single etero che sta parlando con un ragazzo. Poniamo che la conversazione si sposti sulla letteratura.
Poniamo anche che uno dei due non è un nerd, giocatore di D&D, amante delle ricostruzioni storiche, ecc.
Sei il ragazzo, e fai: "Sto leggendo - non so se la conosci - una saga di Weis e Hickman. Si chiama Le cronache di Dragonlance. E gli autori l'hanno scritta giocando a D&D! Be' sì, insomma, è figo, c'è questo mago, Raistlin..." Molto probabilmente la ragazza ti ascolterà annuendo, e poi troverà una scusa per andarsene.
Sei la ragazza, e fai: "Guarda, io sto leggendo 50 sfumature di staminch*a, in cui c'è 'sto tipo che cè è troppo un figo, è un inspiegabile miliardario che lavora nell'ambito della cura dell'ambiente, che poi incontra questa ragazza, e bla bla..." Perché sì, 50 sfumature è uno dei fantasy più beceri, come si capisce dalla sinossi. Il ragazzo probabilmente fingerà di ascoltare pensando: "Ci sta o non ci sta? 50 sfumature non è quel romanzo dove si schiaccia? Quindi forse mi sta mandando dei messaggi... Ma sì, ci sta, ci sta."
Nota: ultimamente, con la versione televisiva delle Cronache di Martin, anche le donne seguono GoT (attenzione, la serie tv, non i libri!), e ovviamente il loro personaggio preferito è Daenerys, quindi consiglio ai single rampanti ai cocktail party di snocciolare ammirazione per l'eroina suddetta, per entrare eventualmente nelle grazie delle donzelle.
In ogni caso, non importa quanti fantasy (anche buoni) tu abbia letto: la società ti apprezzerà come intellettual-chic solo se affermerai di leggere vecchiume socialmente considerato onorevole, non so, Joyce, Goethe, Hugo, Hemingway - o se volete incutere timore, andate sulla letteratura russa (non è necessario aver letto veramente questa roba), ma badate, è rischioso: potreste sembrare inquietanti.

#04 - Quattro
Quattro.

#03 - Lo stigma "letteratura da bambini"
Già accennato in qualche punto precedente: il fantasy è per i bambini. Secondo il senso comune.
In alcune librerie i romanzi fantasy li mettono lì, non insieme alla fantascienza, ma insieme a Geronimo Stilton e le Winx.
Ora, dico io, capisco che le copertine, e ok, anche i contenuti, possano trarre in inganno, ma perdio, librai italiani, leggetevi qualche fantasy che non sia Eragon, e rendetevi conto che in mano a un ragazzino di 9 anni potrebbe capitare un libro con un nano (affetto da nanismo acondroplasico) che si chiava una prostituta. [Parlo di Tyrion].
O peggio ancora: potrebbe capitargli un libro di Licia Troisi.
Rendiamoci conto.
Ma il mio biasimo va agli scrittori: mannaggia, impegnatevi a non scrivere delle merdate, che poi mi costringete a sentirmi un cretino, quando vado in libreria per fare l'intellettuale e finisco a spulciare il reparto bambini per vedere le novità fantasy.
E già una volta alcuni anni fa il libraio, mio amico, mi ha detto: "Che ne diresti di leggere qualcos'altro, eh? Basta avere la testa tra le nuvole, questa roba fantasy... eh?"

#02 - Gli autori di fantasy
Il fantasy è la prima dannata esperienza di scrittura che fa la gente.
Purtroppo capita che il risultato di questa prima volta finisca pubblicato.
Autori di fantasy di tutto il mondo riunitevi, così basterà una sola bomba: non è una legge che tutto ciò che si scrive vada proposto alle case editrici. Perché non provate a scrivere riguardo a qualcosa che conoscete bene? Chennesò, il vostro alter ego, con la moglie che gli fa le corna e lui lo scopre e diventa un serial killer. Tanto per dirne una. Storie di vita vera. Prima un po' di allenamento così, e poi vi date al fantasy.
Ma soprattutto, sappiate che pubblicare un libro (pagandosi la propria pubblicazione, per giunta) non fa di voi degli autori di bestseller, quindi sgonfiatevi un po' e se vi piace davvero la scrittura, dateci dentro e mettete da parte il fantasy, che c'è già tanta robaccia in giro.

#01 - I lettori di fantasy
Sono il primo ad ammetterlo.
Il fantasy non ha grande dignità. Potrebbe averne, possiamo citare diversi casi emblematici di come il fantasy sia un genere letterario dignitoso come altri. Ma insomma, non è come la fantascienza: diversi romanzi sci-fi impostati col what if - praticamente tutti - hanno dato all'umanità, oltre alla storia di per sé, vere e proprie profezie, spunti di riflessione, e quant'altro.
E il fantasy? Diciamocelo, poco.
Ciò nonostante, noi, imperterriti, continuiamo a leggerlo. A criticarlo, magari, a lamentarci, ma comunque lo leggiamo.
Poi però incontri lettori di fantasy, pre-adolescenti, adolescenti, magari pure qualche adulto, che dai gusti che esprimono (in fatto di romanzi) capisci subito che non capiscono un cavolo cercano solo dei "surrogati" dei videogiochi. Qualcosa da fare tra una partita a WoW e una ad Assassin's Creed. E poi te lo confermano.
Allora ti viene da pensare: "Perché diamine leggo fantasy? Forse dovrei smettere."

venerdì 16 novembre 2012

Impressioni | Capitano Alatriste, di Arturo Pérez-Reverte

Era una lettura che avevo lasciato in sospeso da tanto tempo, al punto da dimenticarmene.
Alla fine ho preso e ho letto il primo libro della saga dall'avvincente titolo: "Le avventure del capitano Alatriste". Si tratta di una serie di romanzi di azione/avventura ambientati nella Spagna del '600.
Sarò breve.
Come ho già accennato, ho letto solo il primo romanzo e, sebbene adesso stia leggendo altro, sono sicuro che tornerò sulla saga.
Ci sono due tipi di romanzi belli: quelli con una bella trama (e relativo sviluppo) e quelli con un bello stile. Quando becchi entrambe le cose sei a cavallo.
Capitano Alatriste è del secondo tipo. Quello dello stile, intendo.
Non che la trama sia scarsa; si tratta di una novella, la trama è semplice (Alatriste e Malatesta vengono ingaggiati per uccidere due forestieri in arrivo in città), ma è lo stile a farla da padrone. Il narratore è Iñigo, il ragazzo "adottato" da Alatriste, figlio di un defunto compagni d'armi, che quindi racconta in prima persona gli eventi.
In realtà narra di Alatriste in terza, com'è ovvio, e questo se da un lato è ottimo per la caratterizzazione del personaggio di Alatriste (Iñigo lo mitizza, sia perché in effetti è un mito, sia perché lui all'epoca dei fatti è solo un ragazzino), dall'altro incorre in particolari "nodi" narrativi, del tipo che Iñigo racconta ciò che succede fuori dalla sua vista (e udito), con ricchezza di sentimenti e percezioni di Alatriste stesso, quasi sostituendosi con un narratore onnisciente. Ok, il Capitano gli avrà raccontato tutto in un secondo momento, o qualcosa di simile, o magari è Iñigo che sta inventando: a noi non sempre è dato saperlo. Non è una cosa che compromette seriamente la lettura, però boh, io ci ho fatto caso.
Altra piccola pecca stilistica: le digressioni storiche. Per carità, di solito si tratta di "conferme" all'ambientazione, riferimenti a opere che testimoniano i luoghi o personaggi che compaiono nella storia, ma spesso diventano pesanti ed è lo stesso narratore a dire che se il lettore è interessato può approfondire altrove. Niente di troppo grave, comunque.
Lo stile però è accattivante. L'unico motivo per cui ho dato 4 stelle su Anobii è a causa appunto delle digressioni (sono troppo frequenti, per i miei gusti), se si potesse gli darei 4 e mezzo su cinque. Il bello della narrazione in prima persona è che puoi colorarla con un tono preciso, in questo caso il blues dei "poveri diavoli" che campano a tirare alla buona a Madrid, tra una bevuta e un duello (o una coltellata).
Questo primo romanzo è corto - una novella, insomma, non ho idea degli altri. Vale la pena dargli una chance, soprattutto se si apprezzano i romanzi storici, d'azione, cappa e spada, e chi più ne ha più ne metta.

giovedì 8 novembre 2012

Il mio Kindle

Ho ricevuto in regalo un Kindle (il Kindle semplice, non so se per distinguerlo dagli altri ci sia qualche altro nome, seguendo il Duca possiamo chiamarlo Kindle 4).
Proprio io, scettico nei confronti di Amazon, della sua brama di danaro, nel suo controllo sui dispositivi, sul formato proprietario degli ebook che ci leggi sopra, Amazon che ti mette il Wi-Fi nell'eReader per controllarti in stile occhio di Sauron ("Io ti veeeedo! [...piratare i libri, dannato proletario squattrinato!]").
Ce l'ho, ti pare che non lo uso?
Ecco i pareri sulle caratteristiche, confrontate per una questione di ragionamento empirico col mio eReader precedente, il pucciosissimo Opus. Questa è la pagina del prodotto su Amazon. Ma tanto che ve ne fate, quando avete questa recensione accurata et onesta come questa?
E ora via con la carrellata di dagherrotipi commentati!

Opus (a sinistra) e Kindle, o Kindle 4 (a destra), su un campo di tappezzeria geometrica a rombi verde scuro molto elegante.

Rispetto al mio precedente attrezzino (parlo del lettore, ovviamente), il Kindle (4) ha un pollice in più.  Arrivando così a 6 pollici. Che non sono tanti, se chi legge è un utente casuale arrivato qui con Google in cerca di nuovi quanto inutili aggeggi elettronici touch/wifi/3G/videogame/sottobicchieri/macchine-del-caffè che hanno uno schermo dai 7'' in su. Considerando che 5 pollici sono sufficienti, per leggere, 6 pollici sono un ulteriore guadagno in comodità (e io mi ci fermerei anche, tutto sommato, visto che se aumenti lo schermo aumenta anche il bordo della cornice, e di conseguenza le dimensioni dell'intero arnese; a meno che non riesci ad aumentare le dimensioni dello schermo "mangiando" la cornice, e rimanendo così nella tascabilità, come quelle TV piatte che hanno solo schermo e niente bordo, ma solitamente per simili cose è richiesta una tecnologia più costosa, anche se i nuovi schermi eInk flessibili forse lasciano intravedere un ulteriore passo in avanti, ma io sono 'gnurante e lascio morire qui la questione).
Qualche lettore affezionato si ricorderà delle impressioni che scrissi sul Trekstor Pyrus. Di conseguenza, noterà come il Kindle 4 e il Trekstor Pyrus siano non dico uguali ma molto simili. Ovviamente è il secondo che è simile al primo.

Dagherrotipo tratto da questo articolo. Pyrus (a sinistra) e Opus (a destra), sullo sfondo effettivamente indecente di un lenzuolo colorato di cotone.

A parte il design approssimativamente uguale del Pyrus, dalla foto non si può notare il materiale, credo comune plastica quella del Pyrus, mentre la "carrozzeria" del Kindle 4 al tocco è fredda e sottile ma solida e leggera. Non vorrei dire una cavolata, non me ne intendo di materiali, però si nota che quello del Kindle è migliore. Anche se, sinceramente, non ci tengo a constatarlo, tipo con un lancio a terra ben assestato.
Inutile dirlo, il Kindle ha un contrasto migliore rispetto all'Opus, grazie all'eInk Pearl, e un refresh rapidissimo, il più rapido che abbia mai visto sui dispositivi che ho provato (Bookeen, Trekstor, Asus, Audiola, questa risma, insomma). Si trasformano solo le righe del testo, senza flash dell'intera pagina (ma il tipo di refresh si può settare).
Una utilissima manna dal cielo, di cui lamentavo la mancanza sull'Opus: i dizionari integrati. La navigazione all'interno del testo col cursore è velocissima, e basta posizionarlo all'inizio della parola per generare, a piè di pagina (o viceversa, all'intestazione, nella direzione opposta alla posizione del cursore, per poter facilitare la lettura del testo, naturalmente), un box con la definizione del termine desiderato (monolingua, sia Italiano che Inglese; il dizionario Inglese-Italiano va scaricato a parte, almeno per il mio Kindle - e si paga; però ne ho trovato uno gratis sul web: è furto? Amazon mi manderà i suoi agenti speciali a casa? Forse il Kindle è una passaporta o un teletrasportatore per questi ultimi?)

Visuale dei tasti sul bordo. Leggasi oltre per scoprire cosa vi si cela dietro. E non si tratta della tappezzeria del divano.

I tasti per sfogliare le pagine si trovano sul bordo e sinceramente non capisco perché sono posizionati così, cioè per metà sulla parte anteriore e per metà sul lato. Quando li premi, si spostano un po' dentro ma anche un po' in fuori, all'esterno, al punto che ho paura di staccarli. Sono gli unici tasti che ti consentono di voltare pagina, mentre il piccolo pad circolare di navigazione ha altre funzioni, la parte delle frecce usate in maniera isolata nel testo serve al salto al capitolo successivo. Quindi, per girare pagina poi usare queste due coppie (a destra e sinistra) di tasti: la scomodità si nota quando ti trovi a leggere con il lettore afferrato da dietro, cioè col pollice su un bordo e le altre dita su quello opposto. Nel momento in cui devi cambiare pagina, sei costretto a cambiare impugnatura - stare attento a non farlo cadere - e pigiare il bottone. Idem se lo afferri da sotto: il pollice vicino al pad rotondo non serve a voltare pagina, visto che il tasto adatto è sul bordo.
Invece, nell'Opus, se afferri l'aggeggio da sotto, senza perdere la presa puoi pigiare sulla freccina destra del pad rotonda con il pollice e voltare pagina. Oppure, se lo afferri mantenendo il pollice sul bordo lungo, anche lì ci sono pulsanti per il cambio di pagina.
Uno può dire: Chissenefrega, afferralo nel modo migliore per cambiare pagina e basta. E invece no. Visto che la maggior parte delle persone legge a letto (oltre che al bagno), e visto che gli eReader ti permettono acrobazie di comodità che un libro normale non ti permette (a causa del mattone di pagine, della rilegatura che si stacca se lo maltratti ecc.), un buon connubio presa+cambio pagina è il top.
Mi chiedo perché Amazon abbia limitato le funzioni dei tasti centrali. Mah.
Veniamo al Wi-Fi.
Il Browser del Kindle. La foto l'ho scattata qualche settimana fa. Com'è evidente, il Rifugio ha il suo fascino anche in bianco e nero.

Lo ammetto, il Wi-Fi non l'ho voluto accendere per i primi giorni. Per paura del controllo etereo di Amazon. O controllo telepatico a distanza, stile MK-Ultra, sennò scoprivano che sono uno di quelli che usa il p2p. Poi mi son detto sticazzi, male che vada ho sempre l'Opus, che non mi tradisce e non giudica le mie attitudini corsare. <3 p="p">Ho un'idea vaga di come funzioni l'acquisto di ebook in rete direttamente dal lettore. Il motivo va cercato nel mio delirio di persecuzione che dovrebbe trasparire in maniera evidente da questo post.
Torniamo al Wi-Fi. Il browser è un software "sperimentale", per il lettore (ovvio, ai tempi lo era, i Kindle recenti fanno questo e altro). Ma si comporta bene. Ovviamente si possono visualizzare solo contenuti statici. Il problema è, logicamente, nell'immissione di input testuali. I pulsanti fisici a disposizione sono quelli che si possono vedere sul dispositivo, funzionalità touch non ne ha, quindi il tastierino è virtuale, si genera con l'apposito pulsante fisico, ma per immettere le lettere bisogna navigare sul tastierino stesso, spostandoti di lettera in lettera, per esempio, dalla "w" di "www" al "." e così via. Insomma, un casino.
Diciamo che il browser - o meglio, la connessione, secondo il mio umile e probabilmente inutile parere - è solo un di più. Mettendo da parte la politica amazoniana e tutto il resto, secondo me, potevano risparmiarsene l'implementazione, ottimizzare magari la libreria - che, da quanto ho visto, ha solo un tipo di presentazione dei file, cioè attraverso il titolo, mentre nell'Opus puoi visualizzarli con l'anteprima della copertina. Nel Pyrus invece hai entrambi contemporaneamente.
Io il Wi-Fi lo lascio spento, visto che non lo uso e preferisco avere la batteria sempre fresca. Per questo lascio costantemente attiva la modalità Aeroplano.
E ora la Questione, la più importante: la roba Amazon non legge gli ePub!
Proprio così, mannaggia a loro.
La cosa è davvero stupida, ma non stiamo qui a discuterne. Tanto abbiamo Calibre. E ne abbiamo già parlato altrove (chi è nuovo può andare ai tag, cliccare su "ebook" e spulciarsi gli articoli relativi). Questa era una novità che ignoravo (perché in effetti non mi sono mai curato di informarmi): anche se i Kindle non leggono gli ePub, Calibre ti permette di convertire tutto il mondo nel formato adatto al tuo lettore (tra cui anche .azw e .mobi). E la cosa fantastica è che se non hai idea di quale formato sia adatto al tuo lettore, per esempio il Kindle, basta settare dall'inizio Calibre (o anche dopo, se si vuole) selezionando l'eReader in tuo possesso, e poi se si scarica per esempio il romanzo fantasy dell'amico blogger in formato ePub, lo si mette nella libreria di Calibre e in maniera molto naive lo inviamo direttamente al lettore. Calibre ci dirà che sarà necessario convertirlo, confermiamo e lui fa tutto.
Fantastico.

Conclusioni? Conclusioni.
So che quando ti regalano qualcosa è maleducazione sapere quanto costa (perdonatemi, è per il bene della comunità). Ad ogni modo, questo Kindle è un ottimo lettore a prezzo ridotto (al momento 79€, che non è pochissimo, ma neanche esagerato o fuori portata, e si piazza benissimo come "regalo importante"), tutto ciò che segue un lettore simile (funzionalità touch, non touch, funzionalità come tostapane o saldatrice) è qualcosa che se c'è è ok, se non c'è sticazzi (il buon linguaggio scorre potente in questo post).
Non è un lettore "base", a mio avviso, nel senso che avendo fatto esperienza con altri lettori altrettanto "basilari", mi rendo conto che i 6 pollici, i dizionari integrati, il refresh rapido e il buon contrasto rendono il Kindle (4) un ottimo lettore, superiore alla media.
Per capirci, non è uno di quegli aggeggi buoni "per cominciare". Si tratta di un dispositivo buono e basta, per sempre (non posso ancora, naturalmente, giudicare le prestazioni della batteria sul lungo periodo, ma in più di due settimane non ho mai dovuto caricarlo, l'ho collegato al PC qualche minuto solo per trasferirci dei file).

Una mia amica mi aveva chiesto un parere sugli ebook reader (ti rendi conto dell'impatto che stanno avendo sulla nostra società - dopo anni che sono in circolazione - quando vedi che in TV passano la pubblicità dell'Amazon). Ebbene, se si vuole investire 80€ per un eReader, si ha un computer, una connessione, e le capacità cognitive basilari che dovrebbero avere gli individui della mia generazione per poter usare un software semplicissimo come Calibre, allora sì, l'acquisto del Kindle 4, o insomma, il Kindle base in vendita su Amazon, sarà un ottimo acquisto.