venerdì 30 agosto 2013

Impressioni | Lo sconosciuto n°89, di Elmore Leonard

elmore leonardo sconosciuto 89
Wikipedia vi dirà tutto quello che c'è da sapere su Elmore Leonard. È un romanziere, ha scritto un sacco di opere e da molte di queste si sono ricavati dei film, tant'è che è famoso anche come sceneggiatore. Una vita per la fiction, in pratica. È morto 10 giorni fa, il 20 agosto.
Ho scelto di leggere Lo sconosciuto n° 89 senza alcun motivo, mi piaceva il titolo.
Si tratta, di base, di una crime story, un poliziesco più originale rispetto al cliché del detective che risolve i casi, in primis perché il protagonista non è un detective – anzi, è un povero cristo con precedenti e problemi personali, che al momento degli eventi ha trovato un equilibrio per vivacchiare normalmente.
In secundis, lo spirito del romanzo è lontano dal dramma misterioso, quasi chic, delle detective stories.
I personaggi vengono dal ghetto, tirano a campare, vivono alla giornata e non si fanno problemi se per alzare un po' di grana si rischia la galera.
Elmore Leonard viene considerato un maestro dei dialoghi. Fermo restando che, personalmente, condivido l'opinione di King sul fatto che è difficile far suonare credibile un dialogo, anche se si registra una telefonata e la si riporta per iscritto, nonostante ciò è evidente che i personaggi di Elmore Leonard non suonano finti, anzi. C'è da imparare, sicuramente.
Lo stile non è propriamente perfetto, i POV sono vari (e nella versione digitale che ho letto, non erano separati da un qualsiasi segno o riga bianca), sempre in terza persona, con una buona dose di infodump non fastidioso.
Ma suppongo che il romanzo sia godibile proprio in virtù dello stile vivace, dei dialoghi verosimili e dei personaggi credibili.
Forse per lo stile, forse per i personaggi, o forse perché la storia è stata scritta e ambientata nel 1977, ho avuto come l'impressione di leggere un Bukowski sobrio (letteralmente, non metaforicamente) e deciso.
Ho finito il romanzo grosso modo in 24h, tra un impegno e l'altro, e considerando che sono molto comodo nel leggere (slow reading), questo è indicativo dell'abilità di Elmore. Oltretutto il genere non è il mio preferito, ma verso il 40% dell'opera la storia, a mio avviso, ingrana ancora meglio e un eventuale calo di interesse/attenzione viene compensato da un ritmo più incalzante per tutta la restante parte.
È un romanzo (o un autore?) che, al di fuori del genere, che può non piacere, consiglierei di certo a qualsiasi scrittore, se non altro per ammirare l'abilità narrativa e prendere spunto.

lunedì 26 agosto 2013

Impressioni fulminanti | La danza dei draghi, di George R. R. Martin

danza dei draghi george r r martin recensioneOgni volta che comincio a leggere uno dei volumi di A song of ice and fire mi domando se poi varrà la pena scriverci un post.
Alla fine ho pensato che, perché no, un'impressione veloce male non fa.
Rispetto a quello che stavo leggendo prima, appena ho ripreso in mano Martin mi son detto: "Ah, finalmente". Poi continuando ho ricordato perché non fosse il mio primitivo.
Il narratore di Martin è attratto dalle ovvietà, che non manca di presentare, e non lo fa attraverso il pensiero dialogato dei personaggi, ma al di fuori, proprio nella narrazione. Questo mi ha dato fastidio. Che senso ha far notare qualcosa di per sé evidente?
Come per gli altri volumi, il livello di infodump è alto e sempre presente. E l'entità delle informazioni è rilevante: non si parla di fuffa, ma di veri e propri fatti che avvengono al di fuori degli eventi che interessano un personaggio, fatti che comprendono l'intero mondo, e che hanno effetti sullo sviluppo di altre sotto-trame.
Io so che ci sono lettori che memorizzano tutto, riescono a gestire questa mole incredibile di informazioni e ci speculano sui forum facendo profezie su ciò che potrebbe accadere in futuro.
Io questo lo so.
Ma so anche che è troppo. Il lettore medio (quale io mi ritengo) difficilmente assorbirà questa mole di informazioni. Per fare un paragone, è un po' come giocare a un MMORPG per divertirsi e passare la serata (casual gamer) vs giocarci imparando a memoria tutti i dettagli delle armi, item, i relativi valori, le statistiche, ecc. (power gamer).
Magari il paragone è un po' azzardato, ma diciamo che se tutte queste informazioni non ci fossero state, io non ne avrei sentito la mancanza.
Rispetto ad altri volumi più noiosi, La danza dei draghi è un po' più ricco di colpi di scena o eventi importanti. E tra i personaggi che muoiono, ce n'è uno che nessuno si sarebbe mai aspettato. Nice job, Zio Martin.
Detto questo, per smorzare l'impressione di criticone che potrei dare, A song of ice and fire è l'unica saga che continuo a leggere dopo tanti anni. Erikson, Jordan, Brooks, per citarne alcuni, tutti abbandonati (talvolta dopo il primo o pochi altri volumi). E, si badi, la serie tv di Game of thrones è uscita molto di recente (lessi Il portale delle tenebre nel 2004 o 2005, e dal 2010 ho continuato a leggere tutti gli altri man mano che sono usciti).
Insomma, la saga sarà diventata anche mainstream (ricordo il post sul blog di Martin in cui lo Zio affermava che sarebbe stato impossibile trasporre Asoiaf come film o serie tv: ecco un caso in cui la brama di denaro porta a qualcosa di buono - la maggior diffusione dell'opera), ma posso dire che, al momento, anche questo volume contribuisce a spingermi nel continuare a leggere la saga.