martedì 24 giugno 2014

Impressioni | Kobo Aura

È tradizione, più o meno da quattro anni a questa parte, che ogni anno io faccia un post su un eReader che compro/mi regalano/regalo. Non è voluto, ma la mia ossessione per gli eReader porta a questa "coincidenza".
Questa volta tocca al Kobo Aura - non il Kobo Aura HD, no, solo Aura.
Avevo cercato per diverso tempo le differenze tra Aura e Aura HD, senza trovare niente di chiaro (a parte il prezzo maggiore dell'ultimo). Spero questo post torni utile per chi aveva dubbi, come me. Anche se temo che, come la Kobo ha fatto sparire i Kobo Mini l'anno scorso con l'offerta, la stessa fine farà l'Aura.

Il Kobo Aura si differenzia rispetto a tutti gli altri lettori, anche quelli Kobo, per il design: lo schermo è una superficie continua con la cornice, un po' come uno smartphone, e questo infatti gli dà un'aria più da tablet che da lettore ebook. Le dimensioni dello schermo sono i classici 6 pollici, prima differenza con l'Aura HD, che ne ha 6,8. Ovviamente la risoluzione cambia: 1024 x 758 per l'Aura, 1440 x 1080 per l'Aura HD: non saprei dire se questo si riflette in una qualità migliore per l'HD rispetto all'Aura base. Teoricamente sì, ma immagini e testo, sull'Aura base, sono comunque ben definiti.
A parte la superficie continua, la forma è quella di tutti i Kobo, col retro ruvido caratteristico, ma le dimensioni rispetto agli altri Kobo sono diverse: la cornice è più piccola, e dà al dispositivo un aspetto meno affusolato, al punto da farlo sembrare più piccolo rispetto ad altri eReader (ma è solo un'illusione: le dimensioni dello schermo sono 6 pollici puri). Potete vedere più giù il confronto col Kindle 4NT (base). Considerando che l'eReader nasce per essere un sostituto efficace e più tascabile del vecchio libro cartaceo, le dimensioni ridotte della scocca sono un gran punto a favore.
I pulsanti fisici sono solo due, posizionati nella parte alta: on/off (a scorrimento) e illuminazione (a pressione), regolabile poi dal sistema.
Veniamo ai "confronti".
Rispetto al Kindle base, privo di illuminazione, il Kobo Aura ha una pagina più grigia, sembra catturare meno la luce, e per avere un contrasto testo/sfondo perfetto, bisogna esporre lo schermo alla luce del sole (al Kindle basta catturare un po' di luce anche di lato, per far risaltare il bianco dello sfondo). Ecco un esempio (in foto le peculiarità di luci e contrasti in pratica vengono quasi annullate, ma dovete accontentarvi):

Come si può notare, nonostante le dimensioni identiche dello schermo, l'Aura ha più o meno un pollice di scocca in meno.

Tuttavia, grazie all'illuminazione diffusa dell'Aura, si può ovviare al ridotto contrasto, con una percentuale bassa di luminosità (meno di 20%)
Come prima, dalle foto non si nota bene, ma ora il contrasto è adeguato e uguale in entrambi i dispositivi.

L'Aura dà il meglio di sé, se illuminazione ambientale è scarsa (per esempio, al chiuso anche se di giorno) con una buona percentuale di luminosità (~30%), sebbene basti rivolgersi con una buona quantità di luce alle spalle (per esempio, vicino a una finestra), per poter fare anche a meno dell'illuminazione.

Ora il Kindle sembra grigio, perché il fuoco dell'obiettivo viene "confuso" dall'illuminazione del Kobo. La differenza tra il Kindle con una buona luce trasversale e l'Aura al 20-30% di luminosità non è enorme, diciamo che la pagina dell'Aura sembra più bianca, ma il Kindle si sa difendere benissimo anche in questo.

L'illuminazione non consuma molta batteria. Finora non ho potuto testare la durata, ma con un uso intenso (Wi-Fi, illuminazione, ecc.) sono arrivato circa a più del 60% in una settimana. Con un uso intenso di sola lettura (30''-1h al giorno) non si scarica nemmeno dell'1% al giorno. Ad ogni modo, chi ha un eReader sa che, partendo col 100% di batteria, può leggere tutto il tempo su una tratta Taranto-Milano e non arrivare nemmeno al 70%.
La lettura notturna è perfetta, col buio totale basta l'1% di illuminazione. Per i fanatici come me, si può installare il semplice script Night Mode (qui sul forum di Simplicissimus la guida per i diversi Kobo) che inverte i colori (testo bianco, sfondo nero), e la perfezione di lettura notturna diventa assoluta.
La customizzazione dell'impaginazione è molto buona, soprattutto per me che odio avere margini laterali vuoti, eliminabili dalle impostazioni, così come odio l'interlinea, riducibile al minimo anch'essa.
Nota importante che non so dove mettere e la metto qui: in giro su internet si legge che l'Aura presenti delle striature sotto la luce del sole. Si tratterebbe di un problema risolvibile con l'assistenza (anche se pare che Feltrinelli/Mondadori siano più affidabili per la sostituzione rispetto alla Kobo stessa), ma queste segnalazioni si rifanno all'anno scorso, e per quanto mi riguarda, il mio Aura non ha questo tipo di problema.
Come tutti i Kobo, l'Aura dispone delle statistiche di lettura, di giochi, ecc., e del browser. È importante usare il browser se si vuole caricare un ebook direttamente da internet. Basta accedere al proprio Dropbox (e magari aggiungerlo ai preferiti, così da ridurre i passaggi a un paio di tap), e da lì scaricare gli ebook che vengono aggiunti in automatico nella libreria. Non ho provato con altri cloud, come Copy, ma sono abbastanza sicuro che dovrebbe funzionare allo stesso modo. E scommetto che se compro un ebook da Ultima e accedo alla mia libreria dal browser, l'ebook lo scaricherei ugualmente. In questo l'Aura batte i Kindle, che non permettono di scaricare nulla se non lo si è comprato da Amazon (o inviato alla mail del dispositivo in formato pdf).

Ma veniamo ai pdf.
Questo è un punto debole, sotto diversi aspetti.
Primo aspetto: alcuni pdf (regolarmente caricati e leggibili su Kindle) vengono "tagliati" su Kobo, pare per colpa dell'ultimo firmware. Speriamo che il prossimo fw aggiusterà tutto.
Secondo aspetto: manca la funzione di reflow (che non ha neanche Kindle, ma che si ottiene, insieme a molte altre funzioni, installando Duokan).
Terzo aspetto: su Kindle 4NT, soprattutto col firmware di Duokan, leggere i pdf è facilissimo, ruotando di 90° la pagina e di conseguenza anche il lettore (in orizzontale), si può leggere la pagina per segmenti, e ogni cambio pagina porta al segmento successivo. Sull'Aura non è possibile, anche ruotandolo di 90°, il cambio pagina porta alla pagina successiva, non alla metà inferiore della pagina corrente, quindi per leggere un formato ampio bisogna fare lo zoom e navigare col pollice.
I tempi di elaborazione, sempre rispetto al Kindle base, sono leggermente superiori, ma il refresh è rapido, così come passaggio da acceso a standby e viceversa.

Nel complesso, il Kobo Aura (non HD) risulta un lettore molto buono, praticamente completo di ogni funzionalità necessaria per una lettura perfetta. In teoria, Kobo Aura, Kobo Aura HD e Kindle Paperwhite risultano, al momento, gli eReader migliori sul mercato, in grado di offrire un'esperienza di lettura migliore che su carta.

domenica 8 giugno 2014

Impressioni | Mini carrellata letteraria primaverile 2014

Quando posso cerco di dedicare un post a un romanzo, anche se il romanzo in questione era troppo noioso da finire di leggere. Talvolta mi capita anche di leggere qualcosa e poi non parlarne sul blog, perché non ho niente da dire o non fregherebbe a nessuno (capita solitamente coi classici, per esempio lessi Papà Goriot ma non mi sembrava di avere nulla di intelligente da dire, e di solito mi capita con tutti i classici).

L1L0, di Pippo Abrami. Una delle prime pubblicazioni gratuite di Vaporteppa. Un racconto scritto molto bene, farcito di umorismo efficace, all'interno di un storia dal ritmo incalzante. L'automa dall'umorismo ebraico richiama ovviamente il Golem della tradizione ebraica medievale, e questo blend è succulento per noi che pur avendo amato il fantasy e il folklore medievale, siamo stanchi e troviamo nello steampunk qualcosa di più attraente. Direi che il punto forte di L1L0 sia proprio questo.



I robot di La Marmora, di Alessandro Girola. L'idea di base mi piace (1864, un'astronave aliena finisce sulla Terra, alcuni alieni si alleano con gli austriaci, altri invece col Regno d'Italia, e la loro tecnologia li porta a creare dei robottoni giganti pilotati da soldati, dal sapore trash niente male) e ho molto apprezzato il fatto che l'idea non sia stata presentata subito (sinossi a parte), anche se poi viene fatto in maniera un po' (molto) infodumposa. L'infodump infatti è costante, sia da parte del narratore sia nei dialoghi, dialoghi che suonano perlopiù telenovelistici. Nel complesso, a mio parere, si poteva valorizzare sviluppando il tutto in maniera più accurata.



La maschera di Bali, di Francesco Durigon. Altra pubblicazione gratuita di Vaporteppa. Non voglio dire che mi sia piaciuto meno di L1L0: in realtà, per quanto la collana sia la stessa e di conseguenza anche il genere/sottogenere, di fatto L1L0 è pervaso dai toni umoristici dell'automa (e io da un po' di tempo sono interessato ai meccanismi della comicità), mentre La maschera, che punta più sull'azione, ha dalla sua la componente di magia/divinazione, che in un'ambientazione vittoriana/ottocentesca ha il suo enorme fascino (noi amanti del fantasy medievaleggiante non possiamo che essere altrettanto attratti dal '700 alchimistico e dall'800 gotico, in stile Lestat ecc.).
Tuttavia non mi soddisfa completamente. Lo stile è ottimo e le premesse anche: capisco che con un "budget" di parole limitato sia difficile, ma personalmente avrei ristretto lo scenario, eliminato un pov (su queste brevi distanze, due sono già troppi) e dosato il ritmo, mostrato di più i "demoni", e magari sostituito gli epiteti del tipo "bastardi" che alla lunga stancano e suonano ridicoli. Ad ogni modo la qualità è ottima e spero di poter leggere qualcos'altro di Durigon, in futuro (che detto tra noi, ha un cognome fighissimo).

Gli dei di Mosca, di Michael Swanwick. Dal punto di vista editoriale, è encomiabile il modo in cui Vaporteppa, piccola collana di nicchia, abbia potuto lanciare come primo titolo un'opera straniera, inedita in Italia, di un autore già affermato a livello internazionale.
Tuttavia Swanwick non lo conosco bene, e Gli dei di Mosca pare essere un'opera un po' atipica rispetto a quanto di solito produce l'autore. Come ho accennato prima, sono molto attratto dalla comicità, e Surplus è un personaggio simpaticissimo che mi ha fatto molto apprezzare il romanzo, insieme ad altre trovate umoristiche sparse. Devo ammettere però che lo stile di Swanwick fa perdere qualche punto al romanzo, e l'ideale per poterselo godere appieno è combinare il piacere dell'umorismo con l'amore per il bizzarro (non siamo ai livelli di Carlton Mellick, ma comunque del bizzarro c'è). Ho avuto già modo di parlarne, ma lo ripeto: chiunque stia supportando il progetto di Vaporteppa è sicuramente in attesa di opere nostrane, e i due racconti gratuiti finora pubblicati sono già un ottimo biglietto da visita, a mio avviso. Tra Gli Dei di Mosca e le opere gratuite pubblicate c'è un abisso quanto a stile: Swanwick ha i suoi pregi, ma lo stile non è propriamente uno di questi, al contrario di L1L0 e La maschera di Bali, stilisticamente curatissimi, impeccabili. Questo è l'unico mio scetticismo nei confronti della scelta dell'opera di Swanwick come prima pubblicazione.

Fight Club, di Chuck Palahniuk. Se c'è una cosa che evito, è leggere i romanzi dopo aver visto il film. Quando parlo con amici o altra gente di un film tratto da un romanzo, mi sento dire per la maggior parte delle volte (letteralmente): "Sì, ma vuoi mettere? Il libro è molto meglio", e con molta probabilità questo è dovuto alla desiderabilità sociale e all'accezione positiva "a priori" con cui vengono considerati i libri. No, non sempre "il libro è molto meglio", anzi, spesso i romanzi sono scritti coi piedi e gli sceneggiatori fanno un ottimo lavoro di riscrittura, visto che devono colmare le lacune narrative con alternative efficaci, che siano godibili per il pubblico (come se per la narrativa non fosse così, ma si sa, soprattutto in Italia vige il trend del non rispettare le regole pur non conoscendole, il trend del produrre generica "arte", il trend del perchéssì, perchéèfantasy, ecc.).
Ad ogni modo, Palahniuk mi piace e ho voluto leggermi tutto ciò che ha scritto, lasciando per ultimo Fight Club, visto che è in uscita il seguito. Come (quasi) ogni sua opera, mi piace, fa sempre centro. Non posso fare a meno di notare come, nonostante la sua buona tecnica, ogni tanto viene meno al suo stesso principio di Submerging the I, e un po' mi lascia l'amaro in bocca, proprio come quando dopo aver letto On writing di Stephen King rimasi deluso nel leggere avverbi in -mente, forme passive e "verbi dire pompati di steroidi" - sebbene nelle sue opere tradotte.
Comunque sia, un aspetto positivo del romanzo dopo aver già visto il film è che, a parte quel tipo di comunicazione che solo la narrativa può trasmettere e non il cinema, diverse parti, finale incluso, sono diverse, nelle due versioni.

P.S. Brace yourselves, può darsi che prossimamente farò un'altra carrellata simile, perché sono troppo pigro per scrivere post decentemente lunghi su una sola opera, e anche perché il 90% delle volte: 
1. l'opera fa schifo perché è scritta coi piedi, ed è inutile stare a sottolineare aspetti stilistici ovvi a chiunque. 
2. l'opera è bella perché è scritta bene, ed è inutile stare a sottolineare il perché è scritta bene.
Di tanto in tanto capita qualcosa di così buono da meritare elogi specifici, o qualcosa di brutto che però ha aspetti positivi che meritano menzione.
Sempre che a qualcuno freghi qualcosa, ovviamente.